L'importanza dello spirito,
la necessità di rilanciarlo

di Alessandro Orsini

Vorrei sottoporvi, in maniera succinta, una riflessione sulle celebrazioni all’Aquila della ricorrenza di Sant’Agnese, che da noi è una sorta di patrona dei maldicenti. Forse il termine di patrona è un po’ forte, forse neanche appropriato alla laicità di quella che è una vera e propria celebrazione della maldicenza, ma dà l’idea di ciò che rappresenta all’Aquila la Santa. Un aspetto particolare riguarda proprio lo spirito della ricorrenza. Uno spirito che forse è assente nelle centinaia di conviviali che il 21 gennaio di ogni anno animano i ristoranti cittadini dentro e fuori le mura. Un sintomo di questo spirito che manca è evidenziato proprio dal fatto che per quasi tutti gli aquilani Sant’Agnese è la patrona delle malelingue o, peggio ancora, dei pettegoli. Sappiamo invece che così non è e che invece la Santa “benedice” tra virgolette i maldicenti. La maldicenza, lo ricordo in maniera sommessa visto che tra noi ci sono fior di teorici dell’argomento, è il parlar male di qualcuno che sia comunque presente; cosa quindi completamente diversa dal pettegolezzo, che invece quasi obbliga all’assenza della vittima, al di là della veridicità o meno della voce, del sussurro, del venticello di chiacchiericcio che si fa spirare. Credo quindi che sia opportuno lanciare proprio da questa conviviale un grido di allarme per far sì che questa festa venga apprezzata e divulgata per ciò che essa realmente rappresenta. Si potrebbe utopisticamente pensare anche di rendere omogenei alcuni aspetti esteriori della festa, quali l’aspetto gastronomico con la creazione di un menù tipico, oserei dire Doc; oppure di regolamentare le cariche, rendendole uguali per ogni congrega. Ma si rischierebbe in questo modo di appiattire la spontaneità e la fantasia che animano le varie comitive, congreghe e confraternite che si creano e si distruggono nello stesso giro della serata di Sant’Agnese per poi ricrearsi il 21 gennaio dell’anno successivo, magari diverse nei componenti ma non nello spirito. Ecco, forse bisognerebbe lavorare proprio sullo spirito, divulgando anche attraverso pubblicazioni in forma breve da distribuire gratuitamente servendosi magari di qualche sponsor, il vero significato della ricorrenza di Sant’Agnese assieme a una breve storia. Tra noi stasera ci sono persone che possono far scuola e a esse mi rivolgo perché questo allarme, sommesso, venga da loro raccolto. Come Confraternita “Balla che te passa” siamo pronti a fare la nostra parte: non lasciateci soli.

(Letto nella Sant’Agnese delle Sant’Agnesi 2003)